«La via, la verità, e la vita sono io»

Ogni anno, nelle domeniche del tempo pasquale, leggiamo il quarto vangelo, e non solo in riferimento ai racconti della risurrezione. Oggi, infatti, facciamo un passo indietro, tornando ai discorsi di Gesù con i suoi discepoli prima della sua passione, quando egli parlava loro del futuro, consapevole che presto li avrebbe lasciati, così che un giorno vi avrebbero trovato conferma e consolazione.

Guardare avanti, per Gesù, è fondamentale: oltre l’oscurità della imminente passione e morte, suo destino sono le braccia del Padre, che lo ha inviato e lo attende. E quando Filippo gli domanda di vedere questo Padre, al quale sempre si riferisce, Gesù dice qualcosa di sorprendente: «Colui che mi vede, vede il Padre! Io nel Padre, e il Padre in me – credetemi!».

Egli non intende qui semplicemente affermare la somiglianza tra loro, ma dire molto di più: non è venuto solo a parlare di un Altro, a rivelarlo, a farlo conoscere. Chi vede il Figlio incontra il Padre,  si rende conto di chi è Dio. In parole ancora più precise: Gesù è Dio, Figlio, ma Dio. Non un messaggero, un profeta, un mediatore tra altri. L’espressione ancora più chiara, in questo senso, Gesù la usa per indicare la via verso Dio: «La via, la verità, e la vita sono io!».

Merita riflettere attentamente su queste parole di Gesù, perché nella nostra mente si è formata, fin dal catechismo dell’infanzia, un’idea diversa di Dio, che parte dall’alto, lo immagina in cielo, senza volto, senza passioni, come se fosse una specie di motore immobile (così lo pensava Aristotele): il Trascendente, l’Infinito, l’Onnipotente, l’Onnisciente, l’Impassibile.

Dio non è questo, non è così. La straordinaria novità di Gesù sta proprio qui: nel rovesciare l’idea tutta umana di un Dio lontano, irraggiungibile, come lo vogliamo noi, come se avessimo bisogno di affermarne la distanza incolmabile, altrimenti non sarebbe Dio.

Ebraismo e Islam hanno provato a ridurre la distanza obbedendo ad una Legge promulgata dal creatore e giudice del mondo. Induismo, buddismo e taoismo si sono accontentati di lasciarlo senza volto, confondendolo con il Sé universale del mistero ultimo. Noi cristiani, invece, partiamo dal basso: dal seno di una Vergine, sul fieno di una mangiatoia, tra le braccia di una croce, fuori da un sepolcro.

Facciamo fatica a credere a un Dio così piccolo, fragile, vulnerabile. Ma di questa pasta è fatto l’Amore, quello che ha soffiato nel respiro di Adamo il suo Spirito, quello che prende per mano tutta la debolezza dell’umanità, lungo una storia che troverà pace solo nel suo regno, dove i poveri e i sofferenti siederanno nelle prime file.

Senza la fede in Gesù Signore, il Dio Figlio che il Padre ha mandato, e che per lo Spirito santo abita in noi, non avremmo mai potuto immaginare com’è fatto Dio, chi è e a che punto arriva l’onnipotenza dell’amore: oltre la morte, alla vita senza fine.

don Maurizio

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: