La quaresima inizia con il vangelo delle tentazioni. Gesù è messo alla prova dal diavolo su un’unica questione, proposta in tre modi diversi – il potere – come se fare miracoli e dominare il mondo potessero rivelare il vero volto di Dio. L’inganno comincia con una premessa – «Se sei Figlio di Dio» – sfidando la sua condizione di Figlio, che dovrebbe prendere il posto di un Padre arrogante, esibizionista, prepotente. Insomma, Gesù dovrebbe assomigliare all’uomo nelle sue ambizioni peggiori, perché questo è il Dio che molti vorrebbero: un padrone delle cose e delle persone.
Gesù non cade nel tranello, risponde ripetutamente: «Sta scritto», si difende prendendo un’altra parola, non la sua, ma quella di Dio. Riconosce così l’autorità della rivelazione che è venuto a compiere, non a sostituire. E il compimento sta nella forma del servo, umile, debole, diverso da quello che ci si aspetta, che alla fine rischia di non assomigliare per nulla al Dio immaginato.
Ma il desiderio di Dio, che il venire nel mondo di Gesù dischiude, si rivolge da un’altra parte: punta al cuore dell’uomo fragile, insicuro, messo alla prova. A questi Gesù si fa simile – «in tutto fuorché nel peccato» – per sostenere ciascuno di noi di fronte al limite, nel momento della tentazione di auto-affermarsi.
La quaresima ci invita a rispondere a questo desiderio di Dio, manifestato da Gesù: stare vicino a noi, alla nostra vulnerabilità, con la parola certa della compagnia, della consolazione, della grazia. Le tre indicazioni che Gesù ci ripete – le abbiamo ascoltate il mercoledì delle ceneri – rispondono a questo desiderio: la preghiera, il digiuno, la carità.
Sono tre modi complementari che ci permettono di stare vicino al Signore e ai fratelli e alle sorelle più poveri, mettendo un po’ da parte noi stessi. Si tratta di amore, non di sacrificio. Sono fatti concreti con i quali ognuno di noi riconosce di non bastare a se stesso, si affida a Gesù, e permette agli altri di non sentirsi da soli.
Se la quaresima non avesse il sapore della compagnia generosa, che nasce dalla preghiera e dalla carità, varrebbe a poco. Si ridurrebbe ad un tentativo di dominio sui propri istinti, regolato solo dalla fragile volontà, con il prevedibile esito di rafforzare l’io solitario. Da questa tentazione vuol liberarci Gesù: la pretesa di cavarcela con le nostre forze. Dunque, è il tempo della grazia che cambia il cuore, apre le mani al misero, muove i passi incontro a chi ha più bisogno. Se tu sei figlio di Dio, condividi la fame di chi non ha pane, soccorri chi cade dai pinnacoli dei templi e si ferisce, mettiti a servizio di tutti quelli che vedi intorno a te.
don Maurizio