Oggi prosegue il discorso della montagna, col quale Gesù indica ai discepoli la strada «per diventare figli del Padre che è nei cieli», che non sceglie su chi far sorgere il sole o far piovere, perché Egli ama tutti di una tenerezza e di una pazienza infinite. Le indicazioni vengono dal Figlio, da colui che è immagine stessa del Padre: nei gesti rivela il suo volto amorevole e dice le sue parole piene di speranza. Perciò basta guardare a Gesù per accorgersi di come Dio Padre si rivolge a tutti, buoni e cattivi. Il resto, che tocca a noi, è una conseguenza: se sappiamo di essere trattati come figli amati, dobbiamo rapportarci agli altri da fratelli.
Siccome però non è semplice tenerlo a mente, ecco che Gesù ce lo ricorda con esempi concreti. Ma le quattro diverse situazioni che egli rappresenta – lo schiaffo, il patteggiamento, il cammino, il prestito – non sono tutte uguali, né sullo stesso piano.
Quella di “occhio per occhio e dente per dente” ricorda il principio fatto proprio dall’Antico Testamento, ma già sancito dal Codice di Hammurabi (re babilonese dal 1792 al 1750 a.C.), con il quale, mediante la “Legge del Taglione”, si regolava l’eccesso di reazione ad un male ricevuto. Gesù prosegue nel rovesciare gli istinti: al male si risponde col bene, mai con la stessa moneta, Attenzione, però: a chi ti dà uno schiaffo puoi sempre chiedere: “perché mi percuoti?”, come ha fatto Gesù stesso, in modo da non giustificare l’oppressione, ma renderla consapevole, e tentare di limitarla.
La seconda situazione propone il patteggiamento. Se vai in tribunale per una causa che sai di perdere, non insistere inutilmente. Il tuo avversario vuole la tua tunica? Lasciagli anche il mantello. Non ti fare ragione con la ripicca, cedi e chiudi il contenzioso, non vale la pena insistere. È questione di saggezza: a volte la pace si fa cedendo qualcosa in più.
La terza sembra più strana. Uno ti vuole con sé per un lungo tratto di strada, fa pressione perché tu lo accompagni, ti vuole vicino. Non resistere, non trattenerti, stai con lui al di là della sua richiesta, anzi, anticipalo, vai oltre. È la generosità di chi non calcola il proprio tornaconto, e abbassa le difese, perché non ha nulla da perdere quando dona.
L’ultima tocca i beni, il portafoglio, quanto mai caro a chiunque. «A chi ti chiede, da’; e se uno vuole avere un prestito da te, tu non respingerlo». Non tirati indietro di fronte a chi ha bisogno, anzi, non prestare proprio: regala. Così non sarete in due di fronte all’imbarazzo di chiedere indietro e di restituire.
Le indicazioni di Gesù sono concrete e attuali: la reazione pacifica di fronte alla violenza, la negoziazione nelle controversie, la pazienza nel rimanere accanto, il dono senza contraccambio. Quanto abbiamo ancora da imparare per diventare discepoli! Amare i nemici forse è troppo, ma dice la misura del Vangelo, quella che Gesù continua ad usare con chi lo rifiuta provando a prendere il suo posto, facendosi signore dei più deboli. La perfezione del Padre non sarà mai alla nostra portata, ma al suo Figlio basterebbe che provassimo a diventare ciò che siamo: tutti figli, dunque tutti fratelli.
don Maurizio