La lunga lista di insegnamenti che Gesù impartisce ai suoi discepoli fa parte del cosiddetto discorso della montagna, inaugurato con le beatitudini. Una serie di considerazioni che spaziano dai comandamenti ad altre norme: non uccidere, non commettere adulterio, non sposare una ripudiata, non giurare. Tutte cose regolate dalla legge ebraica, che Gesù non è venuto ad annullare, ma a compiere.
Qual è il senso di questo compimento? Vuol dire che oltre a queste regole ce ne sono altre? Ai comandi giudaici Gesù ne aggiunge altri? In certo senso sì, ma lo fa relativizzando i precedenti: «avete udito che fu detto… e io vi dico…». Non passerà una virgola della Legge, finché non abbia termine, ma soprattutto non passeranno le sue parole, perché sono queste ad oltrepassarla.
La sua logica non è quella di cancellare, entrando in conflitto, ma di spostare lo sguardo in avanti. Rimane indietro il legalismo ottuso di chi si sente a posto e non sovrabbonda di amore – la giustizia degli scribi e dei farisei.
Solo un cuore attento alla persona non si limita a non commettere omicidio: perché, colmo di amore, evita di ferire il fratello con le parole. Chi guarda con il segreto pensiero di possedere, di abusare, di violentare ha un occhio, e talvolta una mano che sarebbe meglio tagliare. Chi butta via l’amore, e lo spregia, non si rende conto che è un disgraziato, perde la grazia ricevuta. Anche se non tutte le storie riescono a durare sempre, mai pentirsi del bene donato e ricevuto: nulla va perduto agli occhi di Dio. Inutile quindi giurare, per farsi ragione nelle sconfitte: Lui solo è testimone della verità nascosta agli occhi.
Le parole di Gesù suonano impegnative, persino troppo dure. In realtà, fanno appello alla coscienza, non si fermano alla norma, e ciò tutela i più deboli, quelli che non ce la fanno ad apparire giusti, e non smettono di lottare con le proprie fragilità, affidandosi al Signore.
Grazie a Lui, ci sono vittime che si rialzano, malati che guariscono, mezzi morti che risorgono dal baratro. Gesù ci assicura di questo: tanti sanno andare oltre la legge, non per trasgredirla, ma per compierla. Sono coloro – e tanti tra noi – che dicono: «sì, se è sì, no, se è no». Tutto ciò che è in più a questo lo lasciano al maligno.
Gesù ci insegna a non cadere nella trappola di contrapporre legge e coscienza. Il discepolo del Signore è chiamato a guardarsi dentro e fuori, al tempo stesso. Dentro: per ascoltare la voce di Dio che risuona nell’intimo e invita all’amore. Fuori: per corrispondere alle esigenze del rispetto e della carità, che evitano di ferire il prossimo, di sostenere i più vulnerabili e di spendersi con generosità, senza tornaconto.
don Maurizio