«Come possiamo cantarti, o Madre,
senza turbare la tua santità
senza offendere il tuo silenzio?
Non abbiamo altra speranza,
non abbiamo fiducia nelle nostre preghiere,
ma tu hai trovato grazia presso Dio.
Sei la nostra natura innocente,
la nostra voce avanti la colpa,
il solo tempio degno di Lui.
Per questo è venuto sulla terra,
uomo in tutto simile a noi;
ora lo stesso Dio non fa più paura.
Noi vogliamo che sia tu a pregare,
noi canteremo il tuo stesso canto:
e si faccia di noi secondo la sua parola.
Così la Chiesa sarà come te il segno certo,
ed Egli continuerà ad essere la nostra carne:
pure noi faremo solo quanto Egli dirà.
Così abbiamo speranza anche noi nel prodigio;
l’acqua delle nostre lacrime si muti in vino,
e il vino, nell’atto di amore, si muti in sangue.
Così ritorni la gioia nei nostri conviti
e Lui viva in ognuno di noi,
principio e fine dell’armonia del mondo.
Principio della nostra salvezza,
fine della nostra solitudine:
e tu sempre Madre dell’uomo nuovo.
Tu ultima possibilità di questa nostra creazione,
tu la terra santa che la rigenera ancora,
tu la custodia vivente della Parola.
Io dico a Lei:
Maria, nel tuo seno
si sbriciola quel muro,
che ci negava Dio.
Per sua giustizia, è vero,
ma Lui teneva in serbo
la carta della vita.
Si riservava il tempo
ed occorreva un seno
adatto per il Verbo.
Ad impedir la macchia
ha già pensato Lui:
terrà lontan l’inferno.
A costruire il tempio,
che deve accoglier Dio,
tu penserai, Maria.
– Io non conosco uomo! –
Lo dici con timore
d’ostacolare Dio.
Invece è proprio quello,
che vuol da te il Signore.
L’attira il tuo candore!
Scendendo il Verbo in te
s’infrange la sentenza
della condanna eterna.
In te bellezza somma.
In te la Grazia piena.
In te il totale amore.
Sei talamo divino.
Sei sposa senza ruga.
Sei santo Tabernacolo.
Gesù ha fuso il palpito
con quello del tuo cuore.
Ti chiama “Mamma mia”.
E quando torna in Cielo,
sei firma e testamento
di nostra appartenenza».
(David Maria Turoldo)