Il vostro Signore verrà

Il tempo di Avvento inizia con l’invito rivolto da Gesù ai suoi discepoli a prepararsi in vista del tempo finale: «State svegli, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà». Gli esempi che accompagnano lo sguardo rivolto al momento conclusivo della storia hanno un sapore minaccioso, un tono inquietante: come i giorni di Noè prima del diluvio, come il ladro che viene di notte.

Ma davvero il Signore vuole impaurirci? O non piuttosto scuoterci, perché ci rendiamo conto dell’importanza di ogni momento presente che ci è dato di vivere, come se non ce ne fosse un altro dopo? È l’urgenza dell’attenzione al qui e ora che interessa a Gesù, non tanto il futuro remoto che sempre spaventa, perché non sappiamo prevederlo. Egli sposta lo scenario in avanti, ma in verità pensa all’oggi, in cui Lui stesso è presente con noi, «tutti i giorni, fino al compimento del tempo» – sono le ultime sue parole nello stesso vangelo di Matteo, che ci accompagnerà in questo nuovo anno liturgico.

La questione di fondo è la distrazione: l’essere presi da molte occupazioni è la vera fonte di ansia, ma un’ansia che impedisce di cogliere l’attimo fuggente che stiamo vivendo, gravido di opportunità per fare il bene possibile. In effetti, siamo tutti tentati di sfuggire: chi si rifugia nella nostalgia del passato, chi si proietta nell’incerto e vago domani. L’oggi, invece, richiede presenza a se stessi e agli altri, perché qui abita il Signore, in mezzo a noi.

Il senso della perdita sconcerta, il tempo risulta inafferrabile, tutto scorre via senza riuscire a trattenere alcunché. Facciamo fatica ad accettare lo scorrere inesorabile del tempo, perciò l’affanno prende il posto dell’attenzione, l’ansia prende il posto della cura per i dettagli. Ma è in questa fugacità che mette radici la fede, con la certezza della presenza di Gesù che mai abbandona. Nel non possesso delle cose e delle persone abita la speranza di poterle custodire. Con la gratuità dell’amore ci viene incontro l’eternità.

La parola di Gesù riaccende in noi il desiderio di stare con Lui e di dedicarci agli altri, perché consapevoli che è il Signore che custodisce la nostra aspirazione, non la delude e la riempie della sua presenza inattesa, che qui ed ora ha il volto dei più deboli.

«L’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo. Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla. Conta sui tempi lunghi» (Dietrich Bonhoeffer). Nel tempo di Avvento, come nella vita, per imparare ad attendere, con gioia e senza paura, non resta che guardare a Maria, l’unica che ha fatto spazio nel cuore e nel grembo all’eternità di Dio.

don Maurizio

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