«Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”». Mentre Gesù chiede un amore grande, Pietro risponde intimorito: “ti voglio bene”. Due verbi diversi – agapào e filéin – che sembrano lontani, e invece stanno accanto – come i due che li pronunciano. Rispettano la domanda e la risposta, veri entrambi, autentici, rispettosi. Il Crocifisso Risuscitato dai morti mendica solo amore: non ha bisogno di sapere da Pietro se ha capito, se si è reso conto di ciò che è accaduto, se si è pentito del suo rinnegamento.
«Che cosa fa Gesù? Gesù restituisce fiducia a Pietro. Non semplicemente gli dà fiducia, ma gliela restituisce, perché Pietro l’ha persa certamente, l’ha persa anche in se stesso. Gesù gliela restituisce, e in maniera costruttiva, così da diventare un Vangelo per Pietro, una buona notizia per Pietro. Pietro abbattuto, triste, desideroso di ritornare a pescare, gradualmente si vede restituito nella fiducia e riportato alla stima di sé, alla capacità di essere di nuovo qualcuno. Come Gesù gli restituisce la fiducia? Non con un interrogatorio sui fatti, ma con un interrogatorio sull’amore. […] Lo interroga sulla realtà che in Pietro è più profonda e più vera, va a scavare nel fondo di quest’uomo e a cercare ciò che è in lui il meglio, ciò che sa che in Pietro non è mai venuto meno, malgrado tutto. Se lo interrogasse sulla costanza, sulla coerenza, sul dominio di sé, sulla prudenza, su tutte queste cose, Pietro forse direbbe: “Sì, ho mancato, non merito più fiducia, non sono più degno di essere chiamato tuo vicario, fai di me l’ultimo dei tuoi impiegati”. Invece Gesù lo interroga sull’amore e quasi quasi noi ci scandalizziamo, oppure ci stupiamo o meglio siamo così ciechi, che non ci stupiamo della stranezza di questa interrogazione […]. Gesù, invece, lo interroga sull’amore: “Sai amare?”. E, poiché Gesù sa quello che fa, vuol dire che questa è la domanda più importante, la domanda fondamentale, quella su cui si gioca non solo il destino dell’uomo, ma anche quello della Chiesa, quello della stessa organizzazione e vita della Chiesa» (Carlo Maria Martini).
Pietro risponde: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”, ma Gesù: «Non sa tutto. Questa è almeno una cosa che non vuol sapere da sé. Nella domanda strana, solenne e puerile a un tempo che mette a disagio Pietro e i suoi compagni, c’è tutto l’alfabeto di quei tre anni, il senso del suo viaggio, perdizione o salvezza. È risorto e ha indugiato altri quaranta giorni sulla terra per sentirsi rispondere, e rispondere “ti amo”, per salire con questa certezza nella gloria che altrimenti non sarebbe gloria» (Luigi Santucci).
don Maurizio