«Tendi la tua mano e mettila nel mio fianco»

La sera del primo giorno della settimana, Gesù attraversa le porte chiuse e si presenta ai suoi amici. Poi vi torna anche otto giorni dopo. Essi sono smarriti e impauriti, ma adesso gioiscono, increduli, stupiti, sconvolti. Non c’è stato tempo per elaborare il lutto. L’unico vuoto lasciato è quello del sepolcro. Gesù fa loro due regali: la pace nel cuore e lo Spirito. I peccati sono perdonati. Ci sarebbe stato da aspettarsi un rimprovero da parte del Signore, il senso di colpa per l’abbandono dei discepoli. Invece niente: solo la pace e la gioia. Questa è la novità di Pasqua: basta col passato, è l’ora di guardare avanti, non più a se stessi, oltre la paura, aldilà della morte.

Comincia così una nuova avventura: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Bisogna uscire dalla paralisi, partire e raccontare a tutti la breve e intensa storia d’amore vissuta insieme al Maestro. Non importa se si è capito tutto, se si è stati fedeli, se lo si è seguito fino in fondo. Adesso c’è la possibilità di rimediare: quanto non si è fatto prima tocca farlo d’ora in poi: diventare testimoni, con la forza dello Spirito.

Restano le proprie debolezze e fragilità, ciò che rende nuovi è il perdono, la grazia pasquale, la inattesa presenza misericordiosa del Crocifisso Risuscitato dai morti. Per questo oggi celebriamo la giornata della misericordia: Dio accoglie anche il rifiuto, lo perdona e salva dal peccato e dalla morte.

Nel nuovo orizzonte dischiuso dall’evento pasquale del Signore, c’è spazio anche per il dubbio, l’esitazione, la sfida. Tommaso ci rappresenta tutti, nel momento dell’incertezza, quando sopravviene la tentazione di toccare, di vedere, di essere certi. La fede pasquale genera un altro modo di stare con Gesù, che non viene dalla carne e da sangue, né dalla sola sensibilità umana, ma dalla sua grazia.

Da quel momento in poi, saranno «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!», ovvero tutti noi che, a distanza di secoli, incontriamo il Risorto grazie alla testimonianza ininterrotta di coloro che ne hanno custodita e trasmessa la memoria viva. La Chiesa nasce dalle ferite aperte del Crocifisso, con l’acqua del battesimo e il sangue dell’eucaristia, e dal dono dello Spirito, effuso sulla croce e donato dal Risorto.

Ci sarà ancora modo di tendere la mano e metterla nel fianco del Signore: quando incontriamo i più vulnerabili, i feriti, gli scartati. Quella sarà l’ora di credere alla sua nuova presenza in mezzo a noi. Gesù ha promesso di rimanere tra i suoi amici in due modi: con l’eucaristia e con i poveri. Dubitare che Egli sia lì, in mezzo a noi, in questi modi, sarà la sfida permanente della fede. Non potremo credere ad una presenza senza l’altra, perché solo l’amore ci permetterà di riconoscerlo. E quello che avremo fatto ai nostri fratelli più fragili, lo avremo fatto a Lui.

   

Domenica della Divina Misericordia – Vangelo e omelia (24 aprile)

don Maurizio

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