Nella prima domenica di Quaresima, il vangelo ci presenta Gesù nel deserto tentato dal diavolo. La cornice della scena è suggestiva: solo Gesù può averla raccontata, dal momento che si tratta di un combattimento consumato nella solitudine. Ciò che Egli sperimenta è la suggestione: quel «fenomeno della coscienza per cui un’idea, una convinzione, un desiderio, un comportamento sono imposti dall’esterno, da altre persone, o anche da fatti e situazioni valutati non obiettivamente, e da impressioni e sensazioni soggettive non vagliate in modo razionale e critico» (Vocabolario Treccani). Ci sono due aspetti che determinano la prova: qualcosa che ci sollecita da fuori, qualcos’altro che spinge dall’interno. Come accade per il bene, così avviene per il male. In realtà, proprio qui sta la difficoltà: distinguere se quanto abbiamo di fronte è un bene o meno, e decidere se dire sì o no? Solo così riconosciamo il valore della libertà, inestimabile dono di Dio.
Hai fame? «di’ a questa pietra che diventi pane». Sfamarsi è giusto, ma Gesù può farlo usando il suo potere, quello che gli è stato dato per diventare cibo per gli altri? La risposta che dà non vale tanto per il diavolo, ma per sé stesso e per tutti noi: «Non di solo pane vivrà l’uomo». Gesù allarga lo sguardo, non si fa ingannare dal proprio bisogno, pensa all’umanità intera che prima del pane – e insieme ad esso – ha bisogno di amore.
La seconda suggestione è ancora più potente: «tutto sarà tuo». Il potere, il dominio sugli altri, su «tutti i regni della terra». Vediamo in questi giorni dove può condurre tale illusione, a quali tragedie porta la sete di potere. Gesù reagisce con coraggio: «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Non c’è altro Signore a cui prostrarsi, questa è la certezza che dà speranza a tutti gli umiliati e gli oppressi del mondo. Nessun signore della guerra può prendere il posto del Signore della pace. Sappiamo quanta forza dà la fede, specialmente nei momenti di grande prova. Perciò dobbiamo pregare molto, perché chi soffre trovi il coraggio di non soccombere, prima di tutto interiormente, sapendo che non è da solo.
Infine, l’ultimo miraggio è quello della presunzione: «gèttati giù di qui», approfitta della tua posizione, fai vedere chi sei, esponiti pure al pericolo, ti andrà comunque bene. Gesù non ascolta la voce imperiosa dell’io, che si afferma su tutto e su tutti: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Gesù non vuol essere il Dio dei potenti, ma il Consolatore dei deboli; è venuto per servire, non per essere servito.
Dinanzi alle prove, occorre volgersi altrove, e assumere uno sguardo diverso. Il rischio più grande è di lasciarsi trascinare nel conflitto, in una spirale senza fine, dove il più fragile sicuramente soccomberà. Potrà persino sembrare debolezza, ma l’unico modo per vincere le suggestioni del male è rimanere attaccati al Signore, senza fuggire, con la certezza che Egli non ci abbandonerà mai.
Ciò che permette di vincere la tentazione è non credere alla propria incolmabile solitudine: quando ti credi abbandonato, quello è il momento della sconfitta; se c’è qualcuno vicino a te, diventi più forte. Per tale ragione, proprio in questi giorni, il popolo ucraino ha bisogno del sostegno e della presenza affettiva e solidale di tutto il resto dell’umanità, il cui destino ultimo non può che essere la pace.
don Maurizio