«Oggi si è compiuta questa Scrittura»

Nella giornata dedicata da papa Francesco alla Parola di Dio, la liturgia ci offre alcuni spunti su cui riflettere attentamente. Il primo viene dalla celebrazione della Legge – nella prima lettura – dove il popolo si commuove ascoltando i sacerdoti e gli scribi che la proclamano in pubblico. Siamo ancora nell’Antico Testamento: la Parola scritta è indicazione per il comportamento, invita alla conversione e alla fiducia nel Signore, per poter gioire della sua presenza in mezzo alla comunità d’Israele.

Ma è il Vangelo di Luca a farci vedere oltre: la Parola è la persona di Gesù. Con l’inizio del suo racconto, l’evangelista spiega come ha raccolto le informazioni su Gesù dai testimoni oculari, per rendere solida la fede di coloro che già hanno ascoltato il suo annuncio di salvezza. Subito dopo, la scena si sposta nella sinagoga di Nazaret, dove Gesù prende il rotolo del profeta Isaia e legge un testo importante: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione». La gente è colpita dal modo in cui Gesù ha letto, come se fosse lui stesso il contenuto di quel brano. Egli non commenta, riconsegna il rotolo e siede. Di fronte agli occhi fissi su di lui, ecco la conferma: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

I presenti, che hanno intuito qualcosa in più, non si sono sbagliati: colui che ha letto la Scrittura è la Parola in persona, la realizza, in lui si compiono le promesse di Dio non solo ad Israele, ma a tutti, specialmente ai poveri e ai prigionieri. Non è più la Legge a commuovere, non sono più i profeti ad annunciare, adesso è presente Dio stesso in carne ed ossa. Per questa ragione, i cristiani non sono uno tra i popoli del Libro, ma le membra di un corpo vivo, che si muove, lotta e soffre per amore, il cui capo è Gesù – questo ci ha detto San Paolo nella seconda lettura.

Per i credenti, da adesso, leggere le sacre Scritture significa ascoltare Gesù Signore vivo e presente nel mondo. Occorre dunque passare dal testo alla Testa (del corpo ecclesiale), dalle parole di Dio alla sua Parola fatta carne. Così, le Scritture sacre divengono il mezzo per guardare ai fratelli più poveri, ai quali è annunciata la gioia della liberazione da ogni oppressione, la grazia della salvezza che viene da Gesù, senza il quale non c’è vera speranza.

Leggendo il Vangelo, i nostri pensieri sono nutriti dal Signore: impareremo a pregare, come i bambini che imparano a parlare ripetendo le parole dei genitori. Eviteremo così di crearci un Dio a nostra misura, lasciando che siano i suoi pensieri a trasformare i nostri, spesso vuoti e sconsolati. La sua Parola, infatti, continua a ripeterci: «non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

don Maurizio

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