Senza indugio

«I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia». Colpisce il lettore l’indicazione temporale con cui l’evangelista annota la prontezza dei pastori nel rispondere all’invito dell’angelo, che ha annunciato la nascita del Signore Gesù. Non mettono tempo in mezzo, il richiamo è potente, si tratta di un’occasione unica, da non perdere.

L’urgenza è una dimensione interiore collegata al tempo, che fa pensare anche noi, all’inizio di un nuovo anno civile, posto dalla liturgia della Chiesa sotto la protezione materna di Maria. Abbiamo bisogno di rispondere con slancio alla proposta: Gesù viene tra noi, non possiamo perdere l’occasione di incontrarlo. La sua mamma e Giuseppe ce lo presentano, senza di Lui la nostra vita prende un’altra direzione, forse quella dello smarrimento. Sappiamo bene quante cose ci trattengono: il timore del contagio, l’incertezza della salute, la fragilità delle persone più deboli che abbiamo vicino. Cosa dobbiamo fare?

Il Signore, che Maria ha accolto e generato alla vita terrena, non vuol lasciarci nella paura: viene per restare con noi, per donarci speranza e fiducia che la vita insieme a Lui è più forte di ogni ostacolo. La fede ci permette di riconoscere nella vulnerabilità l’occasione per affidarci: se ci sentiamo minacciati è l’ora di trovare protezione tra le sue braccia.

Dopo l’incontro col bambino Gesù, «i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro». In chi si affida, nasce nel cuore una gioia incontenibile, la notte si riempie di luce e di calore. Questo è ciò che può accadere anche a noi, all’inizio di un nuovo anno. Non lasciamoci intristire, non attardiamoci a guardare noi stessi. La spinta interiore che ci muove verso Gesù è Lui stesso a porla dentro l’animo nostro. I momenti più difficili sono occasioni per reagire, e il Signore ce ne dà la forza, quella che viene donata e accolta più che conquistata.

Se il Figlio di Dio ha lasciato il suo cielo per cercare il caldo abbraccio di una Madre in terra, anche noi, con lo stesso slancio, possiamo destarci nella notte per corrergli incontro – come suggeriva Fëdor Dostoevskij ne I fratelli Karamàzov: «Se la notte, sul punto di assopirti, ti viene in mente di non aver fatto ciò che avresti dovuto, non indugiare: alzati e fallo».

don Maurizio

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