«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Con queste parole, alcuni sapienti d’Oriente vanno in cerca del nuovo misterioso re appena nato. Ma non è certo cosa tanto saggia andare a chiederlo ad Erode, che sente così vacillare la propria corona. I potenti sono talmente attaccati al potere che vivono con la costante paura di perderlo, e sono disposti a qualunque cosa pur di mantenerlo. Singolare profezia quella dei Magi: sulla croce di Gesù sarà Pilato a scrivere “Il re dei Giudei”, prendendo ancora l’ultimo abbaglio.
Potrebbe succedere anche a noi di attenderci un Dio sovrano, un Signore dei signori, capace di mettere in riga tutti i potenti del mondo, di liberare da ogni oppressione e di far trionfare con forza la giustizia. Ma non è di questo che si tratta, e i Magi se ne accorgeranno, nonostante il segno celeste che li ha guidati, di cui si sono fidati, portando omaggi regali. «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono». Un bambino in braccio alla sua mamma, in una casa qualsiasi, senza corte né anticamera: questo è il Signore dinanzi al quale inginocchiarsi.
La tradizione della liturgia cristiana, interpretando simbolicamente i doni dei Magi, guarderà più avanti: l’oro offerto al grande Re, la mirra per l’uomo deposto dalla croce, l’incenso per il Dio immortale. Segni che annunciano il destino di quel bambino, profezie di un compimento adesso nascosto, protetto dalle braccia di Maria, custodito nel suo cuore, in attesa di rivelarsi al mondo. Anche i Magi vedono quel che brilla negli occhi stanchi del vecchio Simeone: «la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti» (Lc 2,30-32). La guida della stella è il riflesso della «luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Il segno nel cielo ha sospinto la ricerca sulla terra, a guardare in alto per trovare in basso. Questa via vale anche per noi, specialmente quando pensiamo a un Dio lontano, troppo in alto, che invece viene a cercarci quaggiù, dove siamo, dove viviamo.
La solennità dell’Epifania è l’inizio di quella manifestazione del Signore che procede per gradi: seguirà poi il battesimo sul Giordano, le nozze di Cana, quindi il suo cammino verso la Pasqua. Anche noi, accompagnati dai segni che ogni giorno ci vengono offerti lungo la strada, portiamo a Gesù quanto abbiamo di più prezioso. E quando nelle nostre mani vuote ci sarà solo paura, sofferenza e scoraggiamento, non temiamo: le braccia di Maria, che cullano il bambino Gesù, saranno sempre pronte ad offrirci il suo Figlio, il vero regalo che Dio attende di donarci. In fondo, questo è anche il capovolgimento di prospettiva cui si sono ritrovati i Magi: pensavano di portare doni e, invece, ne hanno ricevuto uno ben più prezioso dei loro.
don Maurizio
La nascita di Gesù
«Se in te semplicità non fosse, come
t’accadrebbe il miracolo
di questa notte lucente? Quel Dio,
vedi, che sopra i popoli tuonava
si fa mansueto e viene al mondo in te.
Più grande forse lo avevi pensato?
Se mediti grandezza: ogni misura umana
dritto attraversa ed annienta
l’inflessibile fato di lui.
Simili vie neppure le stelle hanno.
Son grandi, vedi, questi re;
e tesori, i più grandi agli occhi loro,
al tuo grembo dinanzi essi trascinano.
Tu meravigli forse a tanto dono:
ma fra le pieghe del tuo panno guarda,
come ogni cosa Egli sorpassi già.
tutta l’ambra imbarcata dalle terre più remote,
i gioielli aurei, gli aromi
che penetrano i sensi conturbanti:
tutto questo non era che fuggevole
revità: d’essi, poi, ci si ravvede;
ma è gioia – vedrai – ciò che Egli dà».
Rainer Maria Rilke