La figura di Giuseppe, il custode di Gesù, padre secondo la legge, cui è affidata la santa famiglia di Nazaret, nel brano di oggi appare in primo piano. Lui, custodito dai racconti evangelici con estremo riserbo, senza che mai esca una parola dalla sua bocca, riceve una notizia sconvolgente dalla sua fidanzata: Maria attende un bambino, non da lui, ma dallo Spirito santo. Com’è possibile? – si era già chiesta Maria di fronte all’angelo. Ora tocca anche a Giuseppe cercare una risposta. Non possiamo nemmeno immaginare cosa sarà passato nel cuore e nella mente al giovane promesso sposo di quella ragazza di Nazaret con la quale aveva fatto progetti di vita e d’amore.
A Giuseppe si prospettano due vie di fuga, entrambe drammatiche. La prima: consegnare ufficialmente a Maria il libello di ripudio, che per la legge di Mosè ha di conseguenza, in questo caso, la lapidazione della fidanzata. La seconda: rilasciarla in segreto, evitando di esporla all’infamia, e farsi discretamente da parte, inventando qualche pubblica scusa.
Mentre va in fumo un sogno, ne compare un altro, a prima vista incomprensibile, ma ancora di un sogno si tratta: «quand’ecco un angelo del Signore gli si manifestò in sogno dicendo: “Giuseppe, figlio di David, non aver paura a prendere con te Maria, la tua donna, perché ciò che è generato in lei è opera dello Spirito santo”». Sembra tutto perduto. I progetti cambiano drasticamente, nella solitudine di Maria e in quella ancor più radicale di Giuseppe. Potrebbero allontanarsi sconfortati. Il Signore, in cui essi hanno creduto e sperato, dal quale attendevano con fiducia benedizione sul loro amore, ha forse rovinato tutto?
Ci sono momenti nella vita di tutti in cui si tratta di prendere o lasciare: questa è la dura prova dell’amore vero. Maria e Giuseppe non fanno appello a se stessi, ma si rivolgono più in alto, guardano a Colui che li raggiunge così in basso che mai avrebbero immaginato, nell’intimità delle viscere più umane che ci siano: Maria «partorirà un figlio e tu lo chiamerai con il nome Gesù».
Giuseppe è l’uomo dei fatti, non delle parole: «Allora, risvegliatosi dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua donna». Anche noi, vicini a Natale, siamo pervasi dallo stupore che lascia da parte i pensieri e si affida ad una Parola che irrompe potente nel cuore e nella carne, al punto da sconvolgere la vita.
Quando i nostri progetti sembrano svanire, forse il Signore ne sta costruendo altri di più grandi e più belli. Se i nostri sogni ci paiono irrealizzati, non lo sarà mai il suo: perché siamo noi. La nostra felicità è la sua. La via per la quale giungervi non può che essere misteriosa. Perciò, non ci resta che affidarci, pieni di meraviglia, pur non senza umano legittimo timore. Maria e Giuseppe hanno fatto così, e non è andata poi tanto male, almeno per quella parte di umanità che ha il dono di credere che Dio è qui, in mezzo a noi.
don Maurizio