«Non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma il Bambino guida la stella»

Con l’adorazione dei Magi si allarga l’orizzonte dischiuso dall’evento della nascita di Gesù. Dopo la prima visita dei pastori, giungono altri pellegrini a rendere omaggio al Bambino. I primi furono guidati dagli angeli, i secondi dalla stella cometa. Potranno sembrare racconti fantastici quelli trasmessi dai vangeli, specialmente ad occhi sospettosi e razionalistici. Eppure in essi ci è consegnata una verità da indagare attentamente. Perciò, facciamo riferimento a quanto scriveva Joseph Ratzinger – Benedetto XVI nel suo libro su L’infanzia di Gesù (2012) – anche per la cara e grata memoria di lui, tornato alla casa del Padre.

«L’ambivalenza del termine “mago”, che troviamo qui, mette in luce l’ambivalenza della dimensione religiosa come tale. La religiosità può diventare una via verso una vera conoscenza, in definitiva una via verso Gesù Cristo. Quando, però, di fronte alla presenza di Cristo, non si apre a Lui e si pone contro l’unico Dio e Salvatore, essa diventa demoniaca e distruttiva». Per Matteo, i Magi, anche se non appartenenti al ceto sacerdotale persiano, erano dotati di una conoscenza religiosa e filosofica proveniente da quell’ambiente. Tuttavia, essi non sarebbero stati solo astronomi, ma sapienti, ovvero «rappresentavano la dinamica dell’andare al di là di sé, intrinseca alle religioni – una dinamica che è ricerca della verità, ricerca del vero Dio e quindi anche filosofia nel senso originario della parola. Così la sapienza risana anche il messaggio della “scienza”. Possiamo dire con ragione che essi rappresentano il cammino delle religioni verso Cristo, come anche l’autosuperamento della scienza in vista di Lui». Attesa interiore dell’uomo, movimento delle religioni e orientamento della ragione verso la verità sono, dunque, le caratteristiche dei Magi incamminati all’incontro con Gesù.

«Se i Magi, che, guidati dalla stella, erano alla ricerca del re dei Giudei, rappresentano il movimento dei popoli verso Cristo, ciò implicitamente significa che il cosmo parla di Cristo e che, però, per l’uomo nelle sue condizioni reali, il suo linguaggio non è pienamente decifrabile». La comprensione cristiana di questi testi, dunque, approfondendo la portata cosmica dell’influenza di Cristo, ha intuito che «non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma il Bambino guida la stella. Volendo, si può parlare di una specie di svolta antropologica: l’uomo assunto da Dio – come qui si mostra nel Figlio unigenito – è più grande di tutte le potenze del mondo materiale e vale più dell’universo intero».

Questi spunti di meditazione ci aiutano a guardare al Signore Gesù con la fiducia che Egli si offre a tutti coloro che sono in sincera ricerca di Lui, anche senza una chiara ed esplicita intenzione, ma che provano a scorgerne i segni nel mondo. Sarà Lui a farsi trovare, di questo possiamo essere certi.

don Maurizio

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