Così vicini, così lontani

Nella storia di oggi, bella e triste, il ricco epulone e il povero Lazzaro sono così vicini e così lontani, nel tempo della vita terrena e anche dopo. Probabilmente, nessuno di noi si ritrova esattamente in questa scena, fatta di situazioni estreme, sia per la ricchezza sia per la povertà. Ma ciò non significa che non possiamo riconoscerci nelle molte vie di mezzo che ogni giorno percorriamo, lungo le quali incontriamo persone invisibili.

Il racconto di Gesù è chiaramente provocatorio: le sue conclusioni – tratte dal duro giudizio di Abramo nei confronti del ricco sepolto e di Lazzaro nel suo seno – potrebbero meravigliare, a confronto con l’annuncio della misericordia infinita di Dio, che Gesù proclama con insistenza. Eppure nei vangeli ci sono anche parole che non fanno sconto all’ingiustizia: quando non c’è compassione per chi è più debole e ai margini, non si può pretendere nulla neppure da Dio.

Questa parola evangelica ci invita a considerare seriamente l’attenzione che ciascuno di noi presta a coloro che incontra: se abbiamo un cuore sensibile verso chi soffre, oppure se siamo concentrati solo su noi stessi e i nostri affari. Ci sono delle domande che ci interrogano, alle quali il testo non risponde: la durezza di Abramo è compatibile con la misericordia cristiana? Lazzaro è consolato a causa della sua povertà o della sua pietà? Il ricco, poi, è punito per la sua ricchezza o per la sua mancanza di carità?

Potremmo trovare degli argomenti per ogni eventuale risposta; resta il fatto che vicinanza e lontananza sfidano sempre e comunque ciascuno di noi: possiamo colmare l’abisso che isola sia chi ha molto sia chi non ha niente?

Il ricco, una volta trovatosi nella condizione di indigenza – la sete ardente e la preoccupazione per i suoi familiari –, supplica Abramo e invoca l’aiuto di Lazzaro, ma ormai la situazione appare irrimediabile. A questo punto, saremmo portati a dispiacerci nel constatare che non ci siano vie d’uscita per chi si rende conto del male fatto, peraltro un male indiretto: il ricco non si è curato di Lazzaro, povero e malato, alla sua porta, ma non ne è stato la causa diretta.

In definitiva, siamo di fronte alla questione della invisibilità di Dio, del suo non chiederci attenzione in modo costringente, ma che si fa vicino nei poveri, e domanda silenziosamente di accorgerci di Lui. Paradossalmente, nel povero Lazzaro, che in ebraico significa “Dio viene in aiuto”, si nasconde il Signore che chiede aiuto. A noi la responsabilità di attraversare gli abissi della solitudine e dell’indifferenza che, mentre ci separano dagli altri, ci allontanano anche da Dio.

don Maurizio

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: