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Sobrietà

«Gesù ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche» (Marco 6,8-9). Decidere di portare con sé poche cose, per un viaggio, significa scegliere l’indispensabile, senza illudersi che tutto dipenda dall’attrezzatura, senza per questo essere sprovveduti. Tra la previdenza e la provvidenza bisogna trovare l’equilibrio, soprattutto quando ci si volge al futuro. In fondo, questa avvertenza vale per diverse situazioni della vita. Quando si va a scuola o al lavoro, nella cartella mettiamo quanto occorre, spesso col timore di aver dimenticato qualcosa; lo stesso vale per una vacanza. Giustamente bisogna prevedere, ma non tutto può essere calcolato: ci saranno sempre imprevisti, e il bello dell’avventura sta anche in questo.

La parola sobrietà ci aiuta a riflettere sull’eccesso del superfluo, al quale siamo indotti e abituati dalla cosiddetta società dei consumi, dove sembra indispensabile anche ciò che non lo è. Chi si mette alla guida è necessario che sia sobrio, per evitare di essere un pericolo per sé e per gli altri. Lo stesso vale per le relazioni. Non è solo questione di beni materiali, sebbene questi siano il segno di un modo di essere e di rappresentarsi. Pensiamo ad esempio agli abiti firmati o all’usa e getta di molte cose che potrebbero essere riutilizzate. Il senso della misura poi si riflette anche nel parlare, nell’agire, nel rapportarsi con gli altri, nel vivere la propria relazione con l’ambiente e la natura, sia vegetale sia animale.

La sobrietà è fatta di attenzione e di responsabilità: non grida, non enfatizza le cose, non si vanta, non si esalta, non si mette in mostra, pazienta, considera più il tempo dello spazio. Chi è sobrio conosce il valore delle cose e delle persone, e ne ha rispetto: non confonde il valore con il prezzo. Nemici della sobrietà sono due estremi: l’accumulo, che nasconde il bisogno di sicurezza, e lo spreco, quando manca la cura per ciò che abbiamo. Chi sceglie uno stile di vita sobrio, invece, preferisce l’intensità all’estensione, in qualche misura si affida, condivide, non fa tutto da solo, è aperto all’altro, specialmente a chi possiede poco o nulla.

Osservava al riguardo Baltasar Gracián: «La perfezione non consiste nella quantità, ma nella qualità. Ciò che è molto buono è sempre stato poco e raro; il troppo scredita. Anche fra gli uomini sono i giganti, di solito, i veri nani. Alcuni valutano i libri in base al peso, come se si scrivessero per esercitare non gli ingegni, ma le braccia. La sola estensione non ha mai superato la mediocrità, ed è difetto degli uomini eclettici il voler tutto per poi nulla stringere. L’intensità conferisce eminenza, eroica se in materie sublimi» (Oracolo manuale ovvero l’arte della prudenza, n. 27).

don Maurizio

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