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Potere

«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» (Matteo 28,18). Nei vangeli, il rapporto tra Gesù e il potere è ambivalente. Egli si mostra forte e debole al tempo stesso: così potente da essere la risurrezione e la vita, così fragile da cadere in terra come un chicco di grano che muore; è il pastore grande delle pecore e l’agnello immolato. Riflettere sul potere è imbarazzante, perché pensiamo sempre che riguardi gli altri: governanti, politici, amministratori, banchieri, possidenti. Certamente si articola in modo piramidale: chi sta sopra, più in alto nella scala gerarchica sociale, politica ed economica esercita la propria influenza su chi sta in basso, determina le scelte di altri attraverso le proprie, e questo è ovviamente il potere forte. Poi ci sono quelli che oggi si chiamano influencer, persone e gruppi che utilizzano i social media per orientare la pubblica opinione; è una evoluzione di ciò che tradizionalmente fanno i mezzi di comunicazione, dai quali tutti siamo condizionati.

Se questo avviene a livello globale, parimenti esiste un potere feriale di periferia: i genitori nei confronti dei figli, gli insegnanti con gli studenti, i ministri del culto verso i fedeli. «La maggior parte delle persone, dall’infanzia in poi, è stata controllata attraverso il potere esercitato da genitori, docenti, presidi, allenatori, insegnanti di catechismo, zii, zie, nonni, guide scout, rettori universitari, ufficiali militari e capiufficio. I genitori, pertanto, persistono nell’uso del potere per mancanza di esperienza e conoscenza di altri metodi di risoluzione dei conflitti nelle relazioni umane» (Thomas Gordon, Genitori efficaci, 1970).

In realtà, si potrebbero trovare forme migliori di relazione, dove la libertà di autodeterminarsi non debba lottare per sottrarsi al controllo, all’imposizione e ancor meno alla manipolazione – rischi sempre in agguato quando si tratta di poteri costituiti. In generale, possiamo dire che il potere consiste nella capacità, volontà e disponibilità di una persona in relazione a sé stessa e agli altri. Nel corso della storia, sovente il potere si è ammantato di prerogative divine, cui si sono contrapposte rivendicazioni puramente umane, con l’inesausta ricerca della sua origine. In effetti, esso appartiene alla persona in quanto capace di relazioni responsabili, che gli permettono di esprimere la propria libertà e di prendersi cura di quella degli altri.

Dunque, ciascuno di noi esercita un potere anche se pensa di non averlo, e la tentazione cui siamo sottoposti è quella dell’abuso. Come osservava giustamente Karl Popper, tutti abbiamo bisogno della libertà per evitare gli abusi del potere delle istituzioni, e abbiamo bisogno delle istituzioni per evitare l’abuso della libertà. Facciamo attenzione che non ci capiti quanto diceva Bertolt Brecht: «Il genere umano tende a ricordare gli abusi a cui è stato sottoposto, piuttosto che le tenerezze. Che cosa resta dei baci? Solo le ferite lasciano cicatrici».

don Maurizio

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