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Miracoli

«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Marco16,17-18). Gesù promette ai suoi discepoli di compiere e di assistere a prodigi che oltrepassano le capacità umane. Al di là di ogni legittimo scetticismo, chi non si è meravigliato di qualche evento sorprendente al punto da chiamarlo miracolo, senza per questo scomodare il soprannaturale? Non si tratta qui di discutere sulla fede negli interventi divini, ma di considerare la possibilità dell’improbabile che accade. Il sostantivo “miracolo”, infatti, deriva dal latino miracŭlum “cosa meravigliosa”, dal verbo mirari “ammirare, meravigliarsi”.

Trovarsi di fronte a qualcosa di inatteso, davanti a una sorpresa può suscitare reazioni diverse quali la paura, lo sbigottimento, la meraviglia, una gioia incontenibile e molte altre non definibili con una parola. La notizia della morte improvvisa di un amico genera certamente sconcerto e profondo dolore. Il risultato inaspettatamente positivo di un test di gravidanza è motivo di grande gioia, per coloro che desiderano un figlio. Lo stesso vale per l’esperienza del ritrovamento di una cosa smarrita o di una persona che si credeva ormai perduta per sempre. Si tratta di eventi istantanei, che sprigionano moti istintivi, non ragionati; emerge in un momento qualcosa che affonda nell’intimo delle proprie aspettative, delle speranze e dei timori più reconditi. A un tratto, ecco l’accadimento: qualcosa di nuovo che stupisce, meraviglia, incanta.

Le cose che uno attribuisce al caso, il credente le prende come un segno. È possibile che un miracolo non sia solo qualcosa che ti è accaduto, ma anche qualcosa che non ti è successo, come un pericolo scampato o il risultato negativo di un’analisi medica. Ci sono diverse cose che non dipendono da noi, nonostante pretendiamo spesso di averne il controllo. Per riconoscere un miracolo non è necessario essere credenti: basta essere umani, aperti all’inedito, liberi dall’autoreferenzialità, disponibili all’incontro. Trova solo chi lascia aperte tutte le porte: il cuore è la regione dell’inatteso. Come scriveva Cesare Pavese: «Lo stupore è la molla di ogni scoperta. Infatti, esso è commozione davanti all’irrazionale».

Ci sono alcune cose sorprendenti, alla portata di tutti, ma che non tutti sono disposti a fare, e quando avvengono si può davvero gridare al miracolo. Quando qualcuno è disposto a cacciare il demone della divisione, a parlare la lingua dell’amore e del perdono, a prendere in mano il serpente dell’invidia e a bere il veleno dell’ostilità senza soccombere, a stendere le mani per sostenere il più debole, allora diventa vero ciò che Forrest Gump teneva a mente: «Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni!».

don Maurizio

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