«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia». Sono parole inquietanti quelle di Gesù, che incutono un timore che sembra non lasciare via d’uscita. Il mondo continua ad essere attraversato dalla pandemia: mentre credevamo di esserne usciti, ripiombiamo di nuovo nel terrore. «Gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra». I nostri ospedali ricominciano a ricevere malati anche gravi, senza poter riprendere a curare chi già soffre patologie non meno pesanti.
In un tempo come questo, la Chiesa inizia un nuovo anno liturgico con la prima domenica d’Avvento, ma con quale parola? «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Di fronte alla prova, Gesù invita ad un sovrappiù di coraggio per guardare oltre: sembra la fine, ma è un nuovo inizio. Lo sguardo cambia non quando qualcuno ti dice che ce la puoi fare, ma ti viene incontro per liberarti. La tentazione più grande, quando si è assaliti dalla paura, è di rimanere da soli, abbandonati da tutti, lasciati a noi stessi. Questa è l’ora di udire una voce ferma e potente: «Vegliate in ogni momento pregando».
Pregare non è cercare una via di fuga, ma rimanere dove siamo: con la testa tra le mani e gli occhi chiusi, per supplicare il nome di Gesù; con lo sguardo in alto e le braccia alzate, per accogliere lo Spirito di Dio. Non ne seguirà subito ciò che speriamo, ma si riceverà la pace nell’animo. Dalla solitudine e dallo smarrimento non si esce da soli: bisogna che Qualcuno ti venga a trovare, magari non per portarti via da dove sei paralizzato; forse rimane con te, ascolta il tuo lamento, sente insieme a te la pena che ti strazia il cuore, resta in silenzio perché non serve risponderti a parole.
A qualcuno potrà sembrare di stare così vicino alla croce del Signore, in mezzo alle tenebre dell’ora nona. In certi momenti, si compare così davanti al Figlio dell’uomo. Qui però non ci confondiamo: Gesù non è più inchiodato alla croce, lo vedremo «venire su una nube con grande potenza e gloria». La Passione e la morte è stato un momento, un passaggio tremendo, ma solo questo, nient’altro. Adesso non è più lì, sta con te, dove sei, per staccarti dalla tua croce e trascinarti via con sé. Senza questo sguardo pasquale non andremo incontro al suo Natale. L’inizio lo si comprende solo dall’epilogo.
«Tempo del primo avvento
tempo del secondo avvento
sempre tempo d’avvento:
esistenza, condizione
d’esilio e di rimpianto.
Anche il grano attende
anche l’albero attende
attendono anche le pietre
tutta la creazione attende.
Tempo del Concepimento
di un Dio che ha sempre da nascere».
David Maria Turoldo