Lessico spirituale per Casa Ilaria

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Voce

«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore» (Giovanni 10,16). Con questa similitudine, Gesù propone lo strano effetto del riconoscimento della sua voce di pastore anche da parte delle pecore di un altro ovile. Di solito si percepisce come nota la voce di chi si conosce, non quella degli estranei. Eppure esistono voci capaci di toccare così profondamente l’animo da risultare immediatamente familiari. Sembra questa la fiduciosa pretesa di Gesù nei confronti dell’umanità, compresi coloro che non lo conoscono: in modo misterioso, la sua voce parla ad ogni cuore.

Questa idea ci suggerisce una riflessione. La voce non è solo un mezzo che trasmette parole, idee, concetti. Dicono molto di più il tono e l’inflessione di quanto si vuol comunicare. È diverso dallo scrivere. Infatti, oggi specialmente i giovani preferiscono inviare messaggi vocali, perché è un modo più rapido e semplice, che richiede meno riflessione rispetto alla scrittura. La voce espone, rivela, tradisce il proprio stato d’animo e tocca le corde dell’emozione di chi ascolta. Non di rado capita di fraintendersi o di entrare in conflitto a causa del tono della voce più che per i contenuti delle affermazioni.

La voce esprime disponibilità e accoglienza o esitazione e resistenza. Sulle voci si riflette solo a distanza; quando siamo in presenza i sensi si attivano contemporaneamente – la vista, l’udito, l’olfatto – e la percezione è sintetica. La voce, invece, evoca memoria, suscita ricordi, risuona e sfugge al tempo stesso, oltrepassa i contenuti e va dritta al cuore. Quando viene a mancare una persona cara, si fa struggente la nostalgia della sua voce, sembra di sentirla ovunque, penetra nelle fibre più intime e solleva in alto – come ci ricorda Pablo Neruda:

«Canti e a sole e cielo col tuo canto
la tua voce sgrana il cereale del giorno,
parlano i pini con la lor lingua verde:
gorgheggiano tutti gli uccelli dell’inverno.

Il mare empie le sue cantine di passi,
di campane, di catene e di gemiti,
tintinnano metalli e utensili,
suonano le ruote della carovana.

Ma solo la tua voce ascolto e sale
la tua voce con volo e precisione di freccia,
scende la tua voce con gravità di pioggia,
la tua voce sparge altissime spade,
torna la tua voce carica di viole
e quindi m’accompagna per il cielo».

Se qualcuno ti parla sottovoce, aspetta che ti avvicini. Questa è la delicatezza di Dio con noi, e di chi ci vuole bene.

don Maurizio

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