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Luce
«Chiunque infatti fa il male, odia la luce […]. Invece chi fa la verità viene verso la luce» (Giovanni 3,20-21). La luce, quanto ne abbiamo bisogno in questo tempo oscuro! Molti ricorrono all’immagine del tunnel per rappresentare il sentimento comune in epoca di pandemia. La speranza di uscirne sembra totalmente riposta nell’efficacia dei vaccini, nella scoperta di cure adeguate, in definitiva nella scienza. Probabilmente sarà così, anche se fino ad ora ne abbiamo conosciuto l’incertezza e la fragilità. C’è stata perfino una stagione culturale incentrata sulla venerazione della ragione – l’Illuminismo – con la fiducia sfrenata nelle capacità umane, non di rado opposte a quelle di una fede ritenuta fin troppo onnipotente, ma di fatto incapace di rispondere a tutto.
Sono sempre esistite persone cosiddette illuminate, rischiarate da una luce superiore, riconosciute al di sopra degli altri per la capacità di vedere oltre: scienziati, artisti, poeti, sapienti, santi. L’incanto dell’illuminazione implica la diffusa sensazione di un talento non comune, dato a pochi, ma al quale tutti aspirano. Eppure anche per i migliori viene il momento delle tenebre, quando la vena s’inaridisce, tarda l’ispirazione, il risultato non arriva. Forse solo allora si comprende veramente cos’è la luce: che non esiste in sé, ma solo in ciò che ne viene colpito. Quando non ci sono più i colori ne avvertiamo l’assenza, nonostante il fascino consolatorio del bianco e nero, che spesso però diventa grigio. Questa è l’ora d’invocare il dono della luce, seppur tiepida, fosse anche solo un tenue bagliore, senza paura della verità, di cui non possiamo fare a meno.
A questo ci fa pensare il canto ispirato di Franco Battiato:
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente;
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non abbandonarmi mai…
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
è tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non abbandonarmi mai…
Non mi abbandonare mai!
Perché le gioie del più profondo affetto,
o dei più lievi aneliti del cuore,
sono solo l’ombra della luce.
Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai…
Non mi abbandonare mai!
Perché la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l’ombra della luce.
don Maurizio